Lavorare solo per passione è possibile: Il più importante financial coach d’Italia ti spiega come

L’azienda prospera, ma l’imprenditore non c’è. Lavora per passione ed è presente solo quando vuole.
Come è possibile?

In realtà è possibile. È l’imprenditore 2.0. Molte aziende sono “one man company”. Tutte centrate su un singolo uomo. Certamente capace e geniale, ma un tuttofare. Se manca l’imprenditore l’azienda si blocca. Il suo problema è che non sa delegare i compiti importanti a persone di fiducia o ha paura di farlo. Di conseguenza diventa insostituibile e lavora anche venti ore al giorno.

La buona notizia è che è possibile avere un’azienda di successo, senza essere costantemente presenti. Questo vuol dire moltissimo tempo libero per l’imprenditore e un ambiente più sereno per il personale.
Il segreto del vero successo è – ricordiamolo – lavorare per passione, non per bisogno.
Dunque essere presente in azienda perché lo vuoi e quando lo vuoi, non perché devi.

Come puoi liberarti dalla gabbia dorata della tua azienda e farla funzionare alla grande senza che tu debba esservi presente costantemente? Te lo spiega Alfio Bardolla, imprenditore e finacial coach della ABTG, Alfio Bardolla Training Group, nel suo libro “Business Revolution”.

Bardolla scrive che “Gli imprenditori, per la maggior parte, non hanno ben chiaro fin dall’inizio cosa significhi creare un’azienda. Sfortunatamente riescono, nonostante ciò, ad avviare un’impresa da zero e a farla crescere portandola al successo. Sono bravi. Faticano il doppio, il quadruplo, e alla fine riescono a far quadrare i conti. È allora che cominciano i veri problemi.

Da semplice idea nella loro testa, in breve l’azienda è cresciuta e diventata un sistema enormemente complesso; i vecchi problemi si moltiplicano e ne sorgono di nuovi e inaspettati. Trovare collaboratori fidati diventa più importante che avere collaboratori capaci; la clientela è diventata più esigente e difficile da gestire; l’azienda incassa di più, ma non dispone di una sufficiente liquidità; il flusso di denaro è inadeguato; paradossalmente si rischia di fallire per eccesso di crescita.

Questi sono solo alcuni dei problemi, e i nostri imprenditori possono, ancora una volta, risolverli tutti e far fronte a ogni esigenza; ma ognuna di queste operazioni richiederà tempo. Il loro tempo.
Potete imparare molto da loro.

Stando accanto a questi indefessi lavoratori potete imparare molto sulla responsabilità, l’abnegazione, la caparbietà; potrebbe capitarvi spesso di sentirli enunciare i loro motti di fronte ai problemi…

«Per essere un esempio devi saperti sporcare le mani.». «Un vero leader deve rimboccarsi le maniche». «Dobbiamo essere imprenditori operai».

E, se li osservate bene, ogni tanto potreste cogliere questo pensiero nella loro mente:

Così tanto da fare, cosi poco tempo per farlo.

Potete imparare molto da loro, se volete diventare degli ottimi dirigenti. Ma se la vostra intenzione è di essere degli imprenditori soddisfatti e capaci, non imitateli.

Troppo bravi, troppo disponibili, troppo importanti, troppo impegnati a correre…

Se i nostri imprenditori «dirigenti» fossero andati incontro al fallimento appena avessero cominciato, sarebbe stato diverso: si sarebbero arresi o avrebbero imparato dai loro sbagli, ma questo non è avvenuto perché sono stati fin troppo bravi.

Si sono rimboccati le maniche e sono riusciti a tappare ogni falla e a far fronte a ogni imprevisto!

L’intoppo è che la competizione imprenditoriale non finisce mai: c’è sempre un nuovo traguardo e la gara è continua; sta a noi trovare il tempo di fermarci e controllare se siamo legati a delle zavorre.

Perché gli imprenditori sono frustrati?

Molti imprenditori sono frustrati perché, in realtà, non fanno gli imprenditori bensì i lavoratori senza contratto delle proprie aziende. Quando i titolari lavorano nelle loro aziende spesso vendono, rispondono al telefono, puliscono guidano il camion, vanno in banca, fanno fronte ai problemi dei dipendenti, gestiscono le lamentele della clientela… cioè svolgono il lavoro dei loro dipendenti!
Quando un imprenditore diventa «colui senza il quale niente funzionerebbe», quando decide di essere indispensabile alla propria azienda, smette di avere un’azienda e si ritrova a svolgere un lavoro da salariato, con tutti i rischi imprenditoriali.

Coloro che compiono questa scelta hanno meno tempo libero dei loro sottoposti e molte più responsabilità, e come se non bastasse non godono neppure delle garanzie sindacali: non hanno orari e, se anche li avessero, i loro straordinari non verrebbero comunque retribuiti. Hanno tutti i problemi e i rischi imprenditoriali, senza godere dei vantaggi. Altissimi rischi, nessun vantaggio e un lavoro senza fine. Chiunque ne sarebbe frustrato”.

Bardolla cos’è il successo per Lei?

Il successo è cercare di raggiungere i propri sogni. È sapere che sto andando in quella direzione.

Perché solo alcuni hanno successo?

Sono persone che non mollano. Molto spesso le persone si arrendono prima di raggiungere un risultato. Nelle cose nuove c’è sempre un “effetto uccello”. Quando un uccello parte da un albero vi è un momento in cui ha una discesa per poi riprendere a quota e volare. Molto spesso le persone che cercano di fare una cosa nuova sbagliano, questo non le fa sentire bene e smettono. Non fanno esperienza degli errori, non vanno avanti, non accumulano abbastanza esperienza per poi ripartire. Tutti quelli che sono diventati ricchi hanno creato un sistema che permettesse loro di farlo.

Nel suo ultimo libro “First Class” Lei parla dell’effetto clessidra. Cos’è?

Siamo molto abituati a vedere il giardino degli altri sempre più verde. Abbiamo una ricchezza media di 87.000 euro per famiglia. Abbiamo avuto una grande classe media italiana con un welfare distribuito e avere una serie di servizi quasi gratis che nella maggior parte del mondo non esistono. Il mondo sta cambiando velocemente. Il modello di produzione del denaro che aveva mio padre o mio nonno non c’è più.  Questa velocità di cambiamento sta assottigliando la classe media che sta salendo verso la ricchezza (lo scorso anno ci sono stati +11,9% di ricchi) oppure sempre più spesso sta scivolando verso la povertà. Chi era povero è diventato sempre più povero e chi era nella classe media sta scendendo verso la povertà.

Una clessidra più ampia sulla parte inferiore…

Certo. Sicuramente la parte che fa più rumore è quella sotto 

Bardolla, qual è l’atteggiamento giusto per raggiungere la libertà finanziaria?

Esistono delle regole precise. Capire qual è la propria situazione finanziaria, come funziona il denaro, come funziona il cash flow. Non è importante quanto guadagni, ma quanto ti rimane e cosa ci fai. Il modello della libertà finanziaria è dividere in due tipi. Le entrate lineari, cioè dedico del tempo e guadagno dei soldi.
E quelle automatiche: creo qualcosa che continuerà a generare delle entrate. La classica entrata automatica è l’affitto, ma nell’era di Internet ci sono ormai centinaia di migliaia di entrate automatiche.

Perché si diventa ricchi o si rimane poveri? È un talento?

No, è una strategia specifica, abilità acquisita, sudore, studio e una metodologia.

Quindi chiunque può diventare ricco?

Assolutamente sì. Io credo che noi siamo tutti uguali, ma l’unica cosa che cambia è il software che c’è dentro la nostra testa. È chiaro che se sono nato a Milano da una famiglia ricca ho delle agevolazioni rispetto ad Alfio Bardolla che è nato in cima ad una montagna [Chiavenna, n.d.r.] da una famiglia povera. Però più passa il tempo più queste  differenze si appiattiscono perché è tua responsabilità quello che ci fai col tuo tempo. Abbiamo tutti 24 ore. Ma perché io divento ricco e l’altro rimane povero?
Perché io nelle 24 ore faccio cose diverse rispetto alle 24 ore delle altre persone.
La mia capacità di gestire la paura, il rischio, l’avidità, il coraggio nel dover far delle scelte che a volte sono difficili, quello fa la differenza e sono tutti soft skills che possono essere acquisiti da tutti.

Dipende anche da carattere?

Sì, ma il carattere si può formare e cambiare, crescere e imparare.
Io non ho paura di sbagliare e non ho paura di ripartire da zero.

Ma se uno non ha soldi come fa a partire?

Il problema non sono i soldi. La ricchezza sta nella testa non nei soldi. La prima cosa che farei se avessi pochi soldi è imparare tutto quello che è sul mercato digitale. Tutto quello che ha a che fare con internet marketing, comunicazione. In questo momento sono le professioni più pagate. Un softwarista blockchain guadagna 250.000 euro all’anno e non si trovano. Ci sono mille cose che posso fare anche con 1000 euro. Dal network marketing in avanti. È subito accessibile e mi permette di imparare un mestiere che mi darà rendite automatiche.

Anche a 50 anni?

Assolutamente sì. Io ho una struttura di network marketing di 8000 persone e tra questi c’è n’è una grande quantità tra i 40 e i 60 anni. Il  problema è: io a 50 anni ho ancora voglia di sporcarmi le mani? Le persone ricche sono disposte a fare cose che i poveri e la classe media non sono disposte a fare.

Gustave Flaubert: “In fin dei conti il lavoro è ancora il mezzo migliore di far passare la vita”. Certamente lavorare solo per passione è quello migliore!

 

Testo ed Intervista ad Alfio Bardolla, della ABTG, Alfio Bardolla Training Group
a cura di Giorgio Nadali

 

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